FUGA PER L’ECLISSE |
Hinterstoder, Oberosterreich (Alta Austria): paesino di montagna incastonato tra le valli alpine, poco più di 100 km. a sud di Linz e circa altrettanti ad est di Salisburgo. E’ il luogo prescelto da un gruppo di astrofili piombinesi e dalle loro famiglie per una piacevole vacanza, ma soprattutto come sito per osservare l’Eclisse Totale di Sole dell’11 agosto 1999. Questa è la cronaca fedele della loro avventura. ore 7.00 Suona la sveglia. ore 7.00.30″ In Austria non si usano le persiane; attraverso le tende filtra la luce dall’esterno, una luce grigia, plumbea, niente a che vedere con il bagliore della splendida alba serena di due giorni prima. Abbiamo già capito tutto, la “tragedia” incombe. Apriamo le tende: una cortina impenetrabile di nuvole dense di pioggia rinchiude la valle alpina in un’oscurità senza speranza. ore 7.10 Giro di telefonate tra le camere di albergo dei vari partecipanti alla spedizione; il tono delle voci è da “de profundis“; per noi era come se Nostradamus avesse avuto ragione. Era la fine del mondo … o almeno lo era per la nostra spedizione. ore 7,30 Scendiamo a piano terra; sconsolati sguardi al cielo nuvoloso contrastano con la volontà di reagire; il gestore dell’albergo conferma le nefaste previsioni. Le nebbie risalgono dal fondovalle, fra poco pioverà. Consumiamo con mestizia la prima colazione. Comincia a piovere. ore 8.00 Un vero astrofilo non può stare con le mani in mano; riunione straordinaria! Tentiamo di elaborare un piano per la controffensiva. ore 8.30 La reception dell’hotel viene trasformata in una via di mezzo tra il centro di controllo della NASA e la sede dell’FBI dei telefilm X-Files. Il gestore dell’albergo – straordinaria la sua disponibilità a darci una mano – ci mette a disposizione un computer con collegamento ad Internet. Prima consultiamo il servizio meteorologico austriaco, poi cerchiamo un sito con le foto del satellite Meteosat. La perturbazione che il giorno prima ci aveva fatto naufragare sotto la pioggia a Salisburgo è ormai transitata verso est, ma tutta l’Europa Centrale è velata da una sottile coltre di nubi. Pianifichiamo la fuga! Dove tentare di trovare uno sprazzo di cielo sereno? Il dubbio è atroce: Est oppure Ovest ? Inizia una serie frenetica di telefonate. Inutile chiamare il servizio meteorologico: i centralini sono intasati. Un nostro amico piombinese con un gruppo di “astrofili motociclisti” si trova nella regione dei laghi a sud – est di Salisburgo: nuvoloso. Due amici del Presidente della nostra associazione sono in viaggio verso Monaco: sull’autostrada ancora nuvole! L’albergatore telefona ad amici e colleghi sparsi su tutti i punti cardinali: nulla da fare. Lo smarrimento sta per diffondersi sopprimendo le residue speranze. Improvvisamente, il viso dell’albergatore si illumina! A Graz il cielo è nuvoloso, ma ci sono isole di cielo azzurro tra la copertura nuvolosa. La decisione è istantanea: tutti a Est! ore 8.45 Come Bruce Willis e il suo equipaggio a bordo dello Shuttle che doveva salvare la Terra nel film Armageddon, il gruppo di astrofili sale sul pulmino verso l’ignoto. Riusciranno i nostri eroi a trovare in tempo un po’ di sereno? Si parte! dalle ore 9.00 in poi Nuvole, pioggia, ancora nuvole senza fine. Ce l’avete presente l’equipaggio dell’Apollo 13 nel film con Tom Hanks? Il comandante annuncia via radio “Houston, abbiamo un problema” … e la capsula esplode!. Per l’equipaggio inizia un’odissea per tentare il ritorno a terra sani e salvi. Noi siamo più o meno nella stessa situazione. C’è chi balza come un grillo tra un seggiolino e l’altro del bus nel tentativo di elaborare piani e contropiani per risolvere la situazione. Per 3 ore di fila ogni 30 secondi viene emesso un bollettino meteo; ogni singola nuvola è argomento di approfonditi dibattiti: “… va verso est, no va a ovest, è più chiara, non porta pioggia, laggiù all’orizzonte si intravede una microscopica schiarita!..”. Altri cercano di sdrammatizzare la situazione con qualche battuta, fingono di avere la situazione sotto controllo, ma dentro sono divorati dal rimorso …. “perchè diavolo non siamo andati dove il cielo è sereno … la Turchia dovevamo scegliere! Era meglio affrontare i guerriglieri Curdi che questa sofferenza!” Altri ancora cadono in una sorta di alienazione spazio-temporale, isolandosi in un abisso di mutismo e rassegnazione. Pur di non pensare all’eclisse c’è chi si attacca al walkman della figlioletta per ascoltare la colonna sonora di “Biancaneve e i 7 nani”. Nel frattempo altri due amici italiani si aggregano al gruppo e ci seguono con la loro auto. ore 11.00 Arriviamo nei pressi di Graz. Il cielo è ancora coperto, ma le nubi sono sottili, da parecchi minuti non piove più, in lontananza si scorgono alcune chiazze di azzurro. Non riusciamo a rassegnarci del tutto (tranne quello che ascoltava “Biancaneve”, ormai in totale catalessi). Ma ecco l’imprevisto: un ingorgo spaventoso! Intorno a Graz il traffico è come sulla tangenziale di Milano! L’autista del pulmino diventa l’elemento decisivo: non a caso tutti lo chiamano “Schumaker”. Con poche dozzine di manovre da kamikaze forziamo il blocco stradale e ci precipitiamo ancora più a est. Unico effetto collaterale: gli amici che ci seguivano in auto vengono irrimediabilmente seminati e si perdono nella moltitudine di auto in fila. ore 11.30 Inseguiamo un varco tra le nubi come l’equipe di “E.R. – Medici in prima linea” segue il battito cardiaco del paziente in fin di vita. “Lo perdiamo! Vai, non mollare! Sì! L’abbiamo ripreso! Fermiamoci …. No! Dobbiamo proseguire!” Più andiamo avanti più la schiarita ci sfugge di mano e corre verso est. Prendiamo una decisione rischiosa: lasciamo l’autostrada e ci avventuriamo a nord-est lungo la statale che ci conduce verso la fascia centrale, dove l’eclisse durerà più a lungo. Le nubi sono più rade. Per la prima volta indossiamo gli occhialini protettivi e dai vetri del pulmino scorgiamo il disco solare intaccato dalla Luna; è il primo istante in cui pensiamo che il viaggio non è stato del tutto vano. Siamo riusciti a vedere il sole, avremo qualcosa da raccontare al nostro ritorno. ore 12.00 Il traffico aumenta. Procediamo a rilento. Lo spettacolo è impressionante: ogni stradina di campagna ai lati della statale, ogni collinetta è intasata da una moltitudine di persone. Alcuni si arrangiano con sistemi artigianali, altri sono attrezzatissimi con telescopi, filtri, macchine fotografiche. Centinaia le auto con targa italiana. ore 12.10 Panico! Un ingorgo ci blocca in mezzo a un bosco. Il traffico è terrificante. Una transumanza di astrofili alla ricerca di una schiarita si riversa sull’asfalto come uno sciame di cavallette. Consultiamo in continuazione le carte stradali: è incredibile! Stamani eravamo a due passi dalla Germania: adesso senza rendercene conto, siamo arrivati a 15 km. dal confine con l’Ungheria. Che fare? La totalità inizierà intorno alle 12.45 Ci vogliono alcuni minuti per montare gli strumenti; dobbiamo fermarci a tutti i costi, nuvole o non nuvole. Il bus supera l’ultimo incrocio e infrangendo il muro del suono si precipita alla ricerca di una piazzola di sosta o comunque di una qualunque superficie su cui poggiare gli strumenti. ore 12.15 Trovato! Un parcheggio stracolmo di auto e autobus! Ci gettiamo tra la gente a velocità folle e ci buttiamo giù dal bus come i Marines dello sbarco in Normandia! Da quell’istante non capiamo più nulla; un frenetico montare di cavalletti, telescopi, teleobiettivi, binocoli, telecamere, tutto svolto in apnea per non perdere tempo anche a respirare! Il Presidente, come si confa’ al suo rango, ha lo strumento più grande, che però è anche il più complesso: la sua espressione è quella di uno che ha avuto l’ordine di montare uno Space Shuttle in 5 minuti usando un cacciavite e una chiave inglese. La novità per noi astrofili è che le nostre famiglie, che già invano avevano cercato di consolarci durante il viaggio, adesso partecipano attivamente alla preparazione del campo di osservazione! Figli, genitori, suoceri e … le mogli! Quelle stesse mogli che per anni ci hanno sopportato scuotendo il capo con commiserazione ogni volta che andavamo a passare le nottate all’Osservatorio: “come siete fissati …. ma cosa ci sarà mai da vedere, sempre quei puntini luminosi nel telescopio …. mah!”. Quelle mogli ora si aggiravano frenetiche tra i treppiedi, incaricate soprattutto di seguire le riprese con le telecamere, mentre noi ci dedicavamo alla più complessa documentazione fotografica del fenomeno. Intorno a noi centinaia di persone a naso in su; siamo circondati da italiani. Davanti a noi c’è un tizio con l’autoradio a tutto volume sintonizzata su una stazione slovena che trasmette in diretta le fasi dell’eclisse. Non si capisce una parola, ma la concitazione della radiocronaca non lascia dubbi su quale sia l’evento descritto dallo speaker. ore 12.45 Ci siamo! Il sole è ormai ridotto ad una falce sottilissima; scattiamo foto ad una velocità ultrasonica. Il Presidente, ormai vicino al collasso, termina di montare il suo telescopio. Tratteniamo il fiato. Il cielo diventa più scuro. 3, 2, 1 ….. l’ultimo fiotto di luce filtra tra le montagne del bordo lunare, poi ……la Visione !!!!! Pochi secondi tra una nuvola e l’altra, ma saranno secondi destinati a restare per sempre impressi nella nostra memoria! Un disco nero oscura il sole; compare la corona solare, la tenue atmosfera della nostra stella! Tutto intorno cala l’oscurità! Non è proprio buio, siamo pur sempre vicini al mezzogiorno e la poca luce residua del sole è sufficiente ad illuminare l’ambiente di una irreale luminosità crepuscolare. Qualche minuto dopo qualcuno descriverà correttamente l’atmosfera come se ci fosse stato un tramonto, ma non solo a ovest, ma a 360° tutto intorno a noi. La cosa più impressionante è che nonostante il velo delle nuvole fossero perfettamente visibili ad occhio nudo quei dettagli che finora avevamo visto solo sui libri. Pensavamo che certi particolari fossero rilevabili solo attraverso telescopi e pellicole particolarmente sensibili, in immagini magari trattate con un programma di computer grafica. Niente di tutti questo: abbiamo visto i “grani di Baily”, cioè quei raggi di sole che penetrano attraverso il bordo frastagliato della luna, nelle valli tra una montagna e l’altra; indimenticabile quell’ultimo, brillantissimo raggio prima della totalità che crea quell’effetto noto come “anello di diamante”. Si intuiscono nettamente i filamenti della corona solare modellati dalle linee del campo magnetico, si vedono dei brillantissimi puntini rossi, le protuberanze solari, quelle lingue di fuoco costituite da gas incandescenti “sparati” attraverso la cromosfera (la parte inferiore dell’atmosfera solare) a centinaia di km. al secondo. Nei minuscoli squarci tra le nubi riusciamo a scorgere Venere e Sirio. Tutto intorno la gente grida: “Stupendo! Meraviglioso! Togli il filtro! Scatto una sequenza fino a un secondo di posa! Cambio il teleobiettivo! Incredibile! Wow! No! Arriva una nuvola!! Soffiate tutti !!!! Via! Via! Eccolo, eccolo! Si rivede il sole!!!” La nuvola ci porta via un minuto abbondante della totalità, ma non importa! Dopo una mattinata passata ad osservare la pioggia, va bene anche così! Sono passati 2 minuti e 20 secondi, ma sono sembrati durare contemporaneamente un istante ed un’eternità: un istante, perchè non abbiamo avuto tempo di osservare tutto quello che volevamo; ci sarebbero voluti 5 paia di occhi a testa, per scattare le foto, per riprendere con la telecamera e per guardare l’eclisse ad occhio nudo, al binocolo e al telescopio: ogni tecnica di osservazione avrebbe offerto una visione fantastica. Ma è stato anche un frammento di eternità: per un attimo ti senti al centro dell’Universo, fulcro di una danza cosmica tra enormi oggetti che ruotano nello spazio a migliaia …. milioni di km. di distanza tra loro. Capisci cosa siano la nostra Terra, la Luna, compagna di tante notti di osservazione, il Sole, che permette alla Vita di esistere. Ancora pochi istanti; un raggio di luce ricompare sul bordo della Luna. L’ultimo grido: “E’ finita!!!” Dalla folla nasce un applauso spontaneo che accompagna il ritorno del sole. La luce si diffonde in un batter d’occhio: il bagliore del mezzogiorno illumina la campagna. Pochi chilometri davanti a noi, il cielo d’Ungheria è totalmente sgombro dalle nuvole: il rammarico per non essere riusciti a raggiungere il sereno si mescola alla gioia di aver potuto comunque osservare, seppur parzialmente, un evento indimenticabile. Tutti cominciano a raccontarsi cosa hanno visto: la concitazione del momento, la brevità del fenomeno, la confusione totale che regna nella testa in quei brevi istanti (“che faccio, scatto altre foto o cerco di godermi lo spettacolo ad occhio nudo?”) rischiamo di farci dimenticare dettagli importanti. Insieme ripercorriamo le fasi dell’eclisse; qualcuno ha visto le protuberanze attraverso il teleobiettivo, altri con il telescopio, qualcun’altro ha memorizzato l’ambiente circostante, la luce crepuscolare che ci circondava. I più esperti facevano confronti con l’eclisse del 1961, l’ultima visibile in Italia. Lentamente si comincia a smontare gli strumenti; qualcuno continua a scattare foto per documentare comunque anche le ultime fasi dell’eclisse, con la luna che lascerà definitivamente il disco solare poco dopo le ore 14. Riponiamo i rullini fotografici come fossero reliquie: essi rappresentano il nostro Santo Graal, l’unica possibilità di tramandare ai posteri un’immagine della nostra esperienza, una testimonianza da mostrare agli amici piombinesi e da usare per chissà quante conferenze all’osservatorio. A questo punto i dubbi prendono il sopravvento: nessuno si ricorda esattamente i tempi di posa con cui sono state scattate le foto. Ognuno pensa “Cosa avrò sbagliato? Le foto saranno sovraesposte o sottoesposte? Sfuocate? Fuori centro? Mosse?” Ripensiamo spesso alla cosiddetta legge di Murphy: “Se qualcosa può andar male, lo farà”. Ci tornano in mente le giornate passate a progettare l’osservazione: quali obiettivi da adottare, le simulazioni, le tabelle dei tempi di posa, le serate passate a costruire i filtri …… tutto vanificato da pochi minuti di caos totale. Ma gli sprazzi di sereno hanno costituito anche la prova definitiva di un’altra legge collegata a quella di Murphy, nota come “legge di Dunn”: “Una pianificazione attenta non potrà mai sostituire una bella botta di culo”. (v. Arthur Bloch, “La Legge di Murphy del 2000”, Longanesi ed.) Per quanto sia stata una dura esperienza, ci consola parzialmente la consapevolezza che almeno un’immagine non ci potrà essere tolta da alcun imprevisto tecnico: quella impressa nei nostri ricordi. Per le altre, non ci resta che affrontare un paio di giorni di agonia in attesa di ritirare le diapositive dal fotografo. ore 14.15 L’eclisse è ormai terminata. Ci apprestiamo a trovare un luogo dove mangiare (nessuno aveva pensato alla fame fino ad allora) e ad affrontare il lento viaggio di ritorno all’albergo. Anche l’autista del pulmino, il nostro “Schumaker”, può guidare rilassato. Consultiamo le carte stradali per memorizzare il luogo esatto da cui abbiamo assistito all’eclisse: ci troviamo a due passi dall’Ungheria, più o meno a metà strada tra Graz e Vienna; i due paesi più vicini all’area di sosta si chiamano Markt Allhau e Oberwart. Per noi astrofili ci vorranno molte ore per smaltire la tensione; i commenti all’eclisse occuperanno il resto della giornata e buona parte di quelle successive. Sappiamo già che dovremo raccontare la nostra avventura decine di volte a tutti gli amici e conoscenti rimasti in Italia. Un pensiero finale: tutti abbiamo avuto la stessa sensazione; chi osserva un’eclisse subisce un effetto di dipendenza, come se avesse assunto una droga. Non era ancora terminata la fase parziale finale che tutti esprimevano già lo stesso desiderio: dobbiamo organizzarci al più presto per osservarne un’altra! La prossima visibile in Italia? …..Sarà nel 2081! Niente da fare! In Europa? Ce ne sarà una visibile nel sud della Spagna nel 2026. Non ce la perderemo! ….Ma chi ce la fa ad aspettare 27 anni con le mani in mano? La più vicina? 21 giugno 2001, visibile in Africa meridionale fino al Madagascar: si potrebbe fare, ma stavolta con un viaggio organizzato, aggregandoci ad una di quelle spedizioni promosse dalle riviste specializzate di Astronomia. Stavolta è stato troppo faticoso fare tutto da soli! Se poi fosse troppo complicato ed oneroso andare in Madagascar, per nulla al mondo ci perderemo quella del 29 marzo del 2006: Africa settentrionale (più o meno al confine tra Libia ed Egitto) oppure in Turchia. La parola d’ordine è una sola: “Sole e Luna, aspettateci! Ci rivedremo presto, tutti in viaggio per la prossima eclisse!” POST SCRIPTUM = I giorni successivi sono densi di racconti tra gli amici rimasti in Italia ed altri che erano in trasferta come noi. Abbiamo saputo che a Salisburgo c’è stata una schiarita. Pazienza, non siamo pentiti. Era impossibile per noi avere previsioni meteo più precise; ci accontentiamo di quello che siamo riusciti a vedere. Ma più di ogni altra cosa siamo soddisfatti delle nostre diapositive. Il primo sguardo alle immagini scattate ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo liberatorio. Adesso ci aspetta una interminabile serie di proiezioni, a cui seguirà, immancabile, la richiesta degli spettatori: “Voglio anch’io una copia della foto più bella!” O.K.! O.K.! Accontenteremo tutti, ma la prima stampa è già prenotata, destinata alle pareti del nostro osservatorio: uno splendido “Sole Nero” che non ci farà mai dimenticare quell’incredibile 11 agosto 1999 ! 14/08/1999 Paolo Volpini (Segretario dell’Associazione Astrofili di Piombino)
a tutti gli amici dell’associazione |
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